Ieri mattina ho partecipato con vivo interesse a Roma al Consiglio Nazionale dell’ANCI insieme a tantissimi altri sindaci per riflettere sul valore dell’articolo 5 della Costituzione incentrato sul ruolo dei Comuni al fine di tornare a dare dignità al lavoro dei primi cittadini. Un cambio di paradigma che potrà essere un investimento per il paese. Occorre, infatti, liberare i sindaci da pregiudizi e norme di responsabilità vessatorie.
Nel corso dell’incontro si è parlato della figura del sindaco che è diventata sempre più centrale ed essenziale nel sistema democratico. Con l’introduzione dell’elezione diretta del sindaco, è stato possibile creare un legame forte fra elettore ed eletto, con l’obiettivo di rinnovare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Oggi, quel modello di governo risulta l’unico in grado di garantire governabilità e alternanza e, a distanza di quasi trent’anni dalla sua introduzione nel nostro ordinamento, presenta ancora elementi di innovazione, soprattutto nel rapporto tra amministratore e comunità amministrata. Il sindaco è, nei fatti, l’architrave della comunità che rappresenta, accogliendo su di sé i bisogni e le domande, nonché le sfide per la sua crescita e il suo progresso.
Alla luce del bilancio, ampiamente positivo, di questa esperienza, avviata con la legge 25 marzo 1993 n. 81, si ravvisa l’esigenza di sottoporre al Parlamento e al Governo importanti questioni. I compiti dei Sindaci, come è stato sottolineato, sono cresciuti in modo esponenziale in un contesto di riduzione di risorse umane e finanziarie, e in un quadro di regole spesso confuso e contraddittorio. Cosi i sindaci, nell’immaginario collettivo, sono i responsabili di tutto, al di là delle proprie effettive competenze. Alcuni mesi fa, ben 4 mila sindaci hanno firmato un appello che denunciava l’eccesso di esposizione e di responsabilità in sede giudiziale a cui si è chiamati. Non è stato chiesto né l’immunità né l’impunità, ma di liberare i sindaci dal peso di responsabilità non proprie. Oggi si aspetta che il legislatore si faccia carico dell’approvazione rapida di alcune norme specifiche che aiutino i sindaci a svolgere al meglio il loro ruolo. Sostanzialmente, si chiede l’affermazione concreta di un principio di eguaglianza e di pari dignità con le altre cariche elettive e di governo. In particolare l’adozione di norme che stabiliscano: il medesimo regime sanzionatorio applicato agli altri organi elettivi e di governo in caso di procedimenti penali; la possibilità per i sindaci sopra i 20 mila abitanti di candidarsi in Parlamento, così come avviene per i Presidenti di Regione, esercitando successivamente il legittimo diritto di opzione; la possibilità per i sindaci sino a 5 mila abitanti di fare più mandati e sino a 15 mila abitanti di farne tre. Uno status giuridico ed economico proporzionato alle responsabilità e alle funzioni e una migliore agibilità istituzionale e amministrativa, fondata su una diretta corrispondenza fra azione amministrativa ed eventuali imputazioni di responsabilità, in stretto ossequio al principio di legalità.
Da anni si susseguono casi che vedono i sindaci, gli amministratori e i dirigenti destinatari di provvedimenti relativi a imputazioni di responsabilità in sede penale, civile, amministrativa e erariale che si concludono per lo più con archiviazioni. La questione investe un ambito molto più esteso come quello relativo al funzionamento della giustizia e alla riforma della stessa. Su questo tema si propone: un intervento sui poteri di ordinanza sindacale, ai sensi degli articoli 50 e 54 del TUEL che delimiti la responsabilità, ai soli casi specificamente previsti dalla legge, di esercizio o mancato esercizio del relativo potere; una precisa definizione che qualifichi l’attività di indirizzo politico e l’attività di gestione amministrativa. Tra le richieste anche il ruolo centrale dei comuni nella gestione dei fondi del recovery fund, evitando rischio che troppa burocrazia e passaggi intermedi tra i vari livelli facciano tardare o addirittura facciano perdere ai territori l’occasione di investimento con la richiesta della presenza del Presidente Anci Antonio Decaro nella cabina di regia per recovery fund. Occorre inoltre chiarire e disciplinare meglio le responsabilità dei sindaci tenendo conto che molti territori fanno fatica a eleggerli, perché ormai non ci sono più cittadini disponibili a prendersi responsabilità, a discapito delle propria sfera professionale e a volte anche personale. Con queste richieste specifiche, su cui ANCI ha lavorato da tempo predisponendo apposite proposte di norme, è stato sottoscritto un documento approvato all’unanimità dai sindaci di ogni colore politico con il quale si chiede al Governo e al Parlamento, ai tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione un impegno formale e concreto che porti all’adozione nell’arco dei prossimi tre mesi di un decreto legge. Lo chiediamo per l’Italia perché se liberiamo i sindaci, si liberano le energie delle loro comunità. Tra i Sindaci che oggi hanno fatto un intervento nel merito a accanto al presidente Antonio Decaro: Giuseppe Sala (Milano), Chiara Appendino (Torino), Giorgio Gori (Bergamo), Matteo Ricci (Pesaro), Virginia Raggi (Roma). La mattinata si è conclusa con una manifestazione in Piazza Santi Apostoli per rimarcare l’importanza di ascoltare la nostra voce alla presenza tanti sindaci abruzzesi.
Robert Verrocchio
Sindaco di Pineto e Responsabile Autonomie territoriali ed Enti locali PD Abruzzo