La provincia di Teramo, che nella prima ondata pandemica ha subito un impatto relativamente limitato, ha sofferto nelle ultime settimane la mancanza di programmazione che poteva, doveva essere attuata specialmente per quanto riguarda il tracciamento dei contagi. E’ emerso nel corso del sesto incontro di “Emergenza Abruzzo”, la rubrica curata dal segretario del Partito Democratico abruzzese Michele Fina, dedicato appunto alla sanità teramana.
Fina ha inquadrato le sofferenze territoriali nella generale “indisponibilità al dialogo che la Regione ha avuto nei confronti delle forze politiche di minoranza, ma anche delle forze sociali e degli amministratori. Non sono stati ascoltati nemmeno gli operatori sanitari, tanto che sono stati costretti a protestare”. L’auspicio del segretario del Pd Abruzzo è che queste mancanze non si ripetano nella preparazione alla terza ondata, e che per quanto riguarda la vaccinazione “non si replichi quanto visti con la distribuzione carente dei vaccini antinfluenzali”.
Il segretario del Pd provinciale Piergiorgio Possenti ha messo a confronto i circa 650 casi della prima ondata a Teramo e provincia con gli oltre 8500 dalla fine di settembre a oggi: “Da subito sono emerse le lacune non colmate nel corso dell’estate. Concentrarsi sulla realizzazione del terzo lotto dell’ospedale di Teramo non era la risposta che serviva, il Pd aveva chiesto di lavorare sul tracciamento, in particolare a partire dalle scuole. Il mancato collegamento sui tamponi realizzati nelle strutture private e in quelle pubbliche ha inoltre portato a non avere contezza della reale espansione del contagio. A questo si è sommato il sovraccarico subito dall’Istituto zooprofilattico, che riceveva tamponi anche dall’Aquila e da Pescara”.
Stesse problematiche evidenziate dalla sindaca di Alba Adriatica Antonietta Casciotti: “Sono mancate le forme di pianificazione, era necessaria come avevamo chiesto da tempo un’opera di tracciamento rapida, uno screening soprattutto nelle scuole. Ora è fondamentale concentrarsi sul potenziamento della rete territoriale, a cominciare dal personale”. Il sindaco di Castelli Rinaldo Seca ha testimoniato come “al sopraggiungere della seconda ondata ci siamo fatti trovare impreparati. Da primi cittadini spesso abbiamo dovuto surrogare la Asl nell’assistere i cittadini nell’opera di tracciamento”.
Il segretario provinciale della Cgil Giovanni Timoteo ha ricordato come la Asl provinciale soffra della carenza di ben 350 unità, e invitato: “Occorre riprogettare la sanità, potenziare la medicina del territorio. Serve su questo un dibattito anche nel territorio, a cominciare dai cittadini e dai portatori di interesse”.