Se c’è una cosa che l’esperienza del terremoto ci ha insegnato è che la parte più difficile da gestire non è quella legata alla stretta emergenza, ma quella lunga e complessa dedicata alla ricostruzione. Sarà lo stesso per l’emergenza sanitaria in corso a cui seguirà una faticosa ripresa del tessuto sociale ed economico.
Il Governo ha istituito nei giorni scorsi, a tale scopo, una task force per la fase 2 assegnando ad una serie di esperti il compito di elaborare le misure necessarie a consentire una ripresa graduale, in sicurezza, nei diversi settori delle attività sociali, economiche e produttive del Paese. Misure che, nella nostra città, in virtù del processo di ricostruzione ancora in corso, andranno inevitabilmente calate in un contesto non ordinario. Motivo in più per iniziare ad affrontare da subito anche all’Aquila, sulla scorta del modello del Governo, un ragionamento serio sulle difficoltà che presumibilmente incontreremo e sulle possibili soluzioni da adottare. Al Sindaco l’invito a farsene carico, svestendo per primo la casacca di partito e coinvolgendo tutte le forze politiche e le parti sociali.
Mi limito qui a dare solo alcuni spunti di riflessione, evidenziando un paio di grandi criticità da affrontare e un paio di opportunità da cogliere:
- Ricostruzione: ripartire il prima possibile in piena sicurezza è una necessità che non attiene soltanto ai legittimi interessi delle imprese o ai sacrosanti diritti dei lavoratori, ma è indispensabile per evitare un pericoloso effetto domino che coinvolgerebbe a catena subappaltatori, fornitori nonché i tanti proprietari in attesa di rientrare nelle proprie abitazioni, con il rischio di una valanga di contenziosi. Positiva in tal senso la decisione degli Uffici Speciali e dei Comuni di velocizzare la liquidazione di tutti i SAL ma è urgente adesso pensare, con tutte le accortezze necessarie, ad una possibile ripartenza.
- Ripresa del centro storico: prima il terremoto di Amatrice, poi la sequenza sismica del centro Italia, adesso l’emergenza Covid19, la ripresa del centro storico sembra avere nel suo destino continui stop and go. La misura “Fare Centro” e il fitto cartellone di eventi culturali, risultati finora fondamentali leve per il rientro di tante attività commerciali e professionali, rischiano nel nuovo contesto di contenimento sociale di diventare strumenti insufficienti o addirittura inapplicabili. A meno di evoluzioni inaspettate del fenomeno epidemiologico, immaginare oggi la possibilità di organizzare questa estate la Perdonanza, i Cantieri dell’immaginario e i vari Festival, almeno nella formula con cui li abbiamo conosciuti finora, è cosa assai difficile. Con quali nuovi strumenti possiamo allora sostenere il tessuto commerciale, turistico e culturale della nostra città? La risposta non è affatto banale ma proprio per questo occorre aprire una riflessione sin da ora.
- Disponibilità di fondi: si è detto ovunque che per far ripartire l’economia sarà fondamentale snellire le procedure e favorire la messa in cantiere di tutte quelle opere pubbliche che il Paese attende ormai da troppo tempo. Una leva che all’Aquila avrebbe un impatto per centinaia di milioni di euro già assegnati per la ricostruzione di scuole, edifici pubblici ed opere strategiche ma che, per difficoltà oggettive e a causa di palesi inefficienze amministrative, sono al palo da ormai 11 anni. Rimodulare alcuni fondi non più spendibili per gli scopi iniziali e cantierizzare, nella piena trasparenza e legalità, quelli con iter avviati è, ora più che mai, una priorità assoluta.
- Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale: Il San Salvatore con la sua conformazione a padiglioni orizzontali e la conseguente possibilità di mantenere puliti e separati percorsi ed aree, si è dimostrato più efficiente degli altri nosocomi abruzzesi nella gestione in sicurezza dell’emergenza covid19. Completare gli ultimi lavori di recupero dai danni del terremoto del 2009 (Delta medico), potenziare le dotazioni tecnologiche e infrastrutturali (centrale operativa del118) e bandire concorsi per incrementare le risorse umane, costituiscono le precondizioni necessarie a rivendicarne, con diritto acquisito anche sul campo, il ruolo di DEA di secondo livello in base al percorso già tracciato da tempo insieme a Teramo. Se non ora quando?
La condizione di isolamento da area interna del Paese, di cui ci siamo sempre lamentati, combinata con la bassa densità abitativa, si è rilevata finora un utile scudo rispetto al rischio di diffusione incontrollata del contagio. E’ una condizione di vantaggio che dobbiamo preservare con tutte le attenzioni possibili ma che ci consente di affrontare la fase 2 con maggiore lucidità. Quello che serve adesso, però, è definire una strategia condivisa e all’altezza dell’ennesima sfida che ci troviamo di fronte, affinché ognuno sia messo nelle condizioni di fare la propria parte.
Utilizziamo questo tempo sospeso per progettare soluzioni adeguate al difficile futuro che ci aspetta, è questo il compito di una politica lungimirante.
Il capogruppo del PD in Consiglio comunale all’Aquila
Stefano Palumbo