Il tema dei piccoli comuni alimenta motivi di forte preoccupazione per le sorti dell’Abruzzo. Il calo dei residenti nei piccoli centri è un altro dei fallimenti dell’attuale giunta regionale. Il misero contributo economico erogato una tantum non rappresenta né una base solida, né una garanzia a lungo termine per poter stabilire una residenza in aree che sono state del tutto trascurate dalla giunta guidata da Marco Marsilio. La mancanza di soluzioni per i borghi abruzzesi ha pregiudicato pesantemente gli stili di vita delle popolazioni che abitano nei paesini, ormai marginalizzate e penalizzate da un contesto territoriale reso sempre più periferico e poco attraente per nuove opportunità di crescita sociale ed economica. Ne è scaturita una grave crisi demografica con un numero inaccettabile di persone in età lavorativa spinte a lasciare l’Abruzzo alla ricerca di condizioni migliori. Anche chi è rimasto in regione, tuttavia, vive una situazione assai delicata, soprattutto i giovani, costretti ad alternare lavori precari e sottopagati a periodi di disoccupazione, con la triste conseguenza della rinuncia ad avere figli. 

Non c’è soltanto il problema demografico e occupazionale a tenere alta l’attenzione.  La regione, infatti, denuncia un grave ritardo nello sviluppo di un percorso politico di revisione e potenziamento dell’economia fondamentale. Istruzione, superamento delle barriere digitali, viabilità, trasporto pubblico, sanità, sono gli elementi cardine dell’economia fondamentale, gli unici che possono innalzare i livelli qualitativi della vita e coniugare insieme i bisogni materiali con la coesione sociale. Rispetto a tutto ciò Marco Marsilio non ha compreso l’importanza strategica dell’impatto immediato che certi fattori economici hanno sulle esigenze quotidiane degli abruzzesi, a cominciare dalla scuola che ha già subìto chiusure e accorpamenti come è accaduto nel piccolo comune di Prezza, in valle peligna.

La giunta guidata da Marsilio da un lato ha totalmente ignorato l’urgenza di sviluppare un progetto politico di ristrutturazione dell’economia fondamentale regionale, dall’altro ha svuotato di senso la funzione e il ruolo degli enti locali. A tal proposito vanno segnalati, da parte dei sindaci e degli amministratori di centro–destra che governano nelle piccole realtà, atteggiamenti remissivi, del tutto accondiscendenti rispetto alle politiche imposte dalla giunta regionale in totale assenza di concertazione, e che hanno svuotato il territorio di servizi essenziali e di opportunità economiche, come nel caso delle terme di Caramanico lasciate alla deriva del fallimento. 

In vista dell’approssimarsi della tornata elettorale, Marco Marsilio si è accorto dell’esistenza dell’alto vastese, dell’alto Sangro, e di altre aree dell’Abruzzo interno. Ha avviato un tour propagandistico con la complicità di amministratori vicini alla sua area politica, per nulla imbarazzati nell’accogliere chi si è disinteressato dei disagi di quei luoghi, a partire da una viabilità seriamente compromessa dal dissesto idrogeologico e dalle frane. Le strade chiuse al transito e i disagi provocati dai lunghi tempi di percorrenza necessari per raggiungere in sicurezza le strutture sanitarie, quelle scolastiche o le sedi lavorative rappresentano un grosso problema irrisolto in diverse località della regione, come nel comprensorio dei comuni di Fraine, Montazzoli, Castiglione Messer Marino, o di altre zone delle altre province abruzzesi.

La carenza di pediatri e l’emergenza non del tutto risolta che ne è conseguita in val Pescara, che coinvolge i piccoli pazienti provenienti dai comuni gravitanti attorno al distretto sanitario di Scafa, generano ancora disservizi che confermano per la sanità regionale i problemi endemici quali le lunghe liste d’attesa, le carenze strutturali, di diagnostica, di personale. Si registra, inoltre, una problematica nuova e molto preoccupante che espone i cittadini alla cosiddetta “sanità disuguale”: la sommatoria di tutte le carenze degli altri fattori ricompresi nell’economia fondamentale amplifica le distanze. Ciò significa che una fetta importante della popolazione abruzzese, che già vive nelle aree interne, nei piccoli comuni, e in territori in cui è più difficoltoso muoversi, oltre a subire una marginalità geografica, ne subisce un’altra assai più grave, di tipo sociale. Per molti abruzzesi risulta sempre più difficile accedere alle normali attività sociali, con conseguente arretramento dei livelli di istruzione, dell’impossibilità di usufruire della mobilità offerta dal trasporto pubblico regionale, di raggiungere agevolmente i luoghi di lavoro, ma è compromesso anche e soprattutto l’accesso immediato alle cure del sistema sanitario pubblico. È in questo modo che si configura la “sanità disuguale”, ossia una condizione discriminante e direttamente proporzionale alla marginalità geografica e sociale sulla quale la giunta di centro–destra non ha fatto nulla. Dunque, una classe politica incapace, impreparata, distante dai problemi, e che ha governato con modalità inadeguate e prive di soluzioni rispetto alle questioni riguardanti l’Abruzzo. 

Ristabilire un quadro politico impostato sui valori civici e democratici, sulla cultura politica, sulla storia patria, sull’importanza dei valori costituzionali, ma soprattutto più attento e vicino agli abruzzesi, è un impegno concreto del Partito Democratico. Il sostegno al “Patto per l’Abruzzo” del candidato presidente Luciano D’Amico, le motivazioni di una squadra di candidati affidabili, seri, appassionati, messi a disposizione dal PD, e la convinzione di opporsi al governo delle destre, dovranno prevalere insieme alla ferma volontà di restituire dignità all’Abruzzo e agli abruzzesi.

Giuseppe Ferrante, responsabile Dipartimento “Piccoli Comuni” PD Abruzzo