Sono passati quattro mesi dall’inaugurazione farsa del cantiere per l’allungamento della pista dell’aeroporto d’Abruzzo. Una messinscena allestita dal centrodestra regionale il 5 febbraio scorso durante la campagna elettorale, che ha visto Marsilio con tanto di pala in mano a favore di telecamere in puro stile Istituto Luce del Ventennio. Passata la festa, gabbato il santo: il cantiere non è mai partito, e i quattro mesi e mezzo strombazzati nel comunicato della Saga per vedere finiti i lavori sono quasi terminati senza che si sia mossa foglia. Dunque occorrerà attendere altro tempo (quanto?) per vedere il compimento dell’opera che – va ricordato – fu finanziata dalla giunta regionale di centrosinistra con il Masterplan nel lontano 2016.
Intanto siamo in piena crisi di arrivi: secondo i dati di Assaeroporti, nel semestre novembre 2023 – aprile 2024 sono venuti meno 19.022 passeggeri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Colpa del taglio dei voli per Milano Linate e Torino, ma anche degli orari scomodi e delle minori frequenze che penalizzano lo scalo pescarese dal gennaio scorso.
Bene ha fatto la Cna a rimarcare che c’è bisogno di un cambio di passo, anche perché il turismo in Abruzzo parla straniero soltanto per il 14,4%: un dato che ci colloca agli ultimi posti tra le regioni italiane per gli arrivi dall’estero.
E’ lecito aspettarsi dalla Regione un atteggiamento diverso su questa infrastruttura o stiamo assistendo al funerale dell’aeromorto?
Daniele Marinelli, segretario regionale del PD Abruzzo