“Il sistema sanitario della nostra regione è un modello di inefficienza, basta guardare i dati. E’ urgente impegnarsi sulla sanità perché in questo particolare momento storico ci troviamo con i salari bloccati e falcidiati dall’inflazione, il 12 per cento degli abruzzesi si trova in una situazione di povertà relativa. La Regione non può intervenire sul salario, ma sui servizi, tra cui la sanità, deve farlo. E’ così che possiamo incidere sulla vita degli abruzzesi”: lo ha detto il candidato alla Presidenza della Regione Luciano D’Amico intervenendo a Lanciano alla Casa di Conversazione all’incontro “Il diritto alle cure finisce nella rete”, organizzato dal Patto per l’Abruzzo.
D’Amico ha proseguito: “Il ricorso al privato, sulla scorta della lezione dei padri costituenti, deve essere una scelta e non una necessità. L’immediata urgenza è rimuovere le situazioni di incrostazione come le liste di attesa, e poi immaginare una pianificazione di più ampio respiro basata sull’educazione, sulla prevenzione, sulla medicina del territorio anche in raccordo con la rete ospedaliera, che deve essere l’ultimo livello”. D’Amico ha anche avanzato l’obiettivo di “prevedere delle specializzazioni, ruoli di riferimento nazionali. Abbiamo medici e operatori di prim’ordine, due facoltà di Medicina e Chirurgia, è un sistema che va valorizzato: oggi non c’è nella nostra regione un istituto di ricerca, ricovero e cura. Si può creare una rete di poli di eccellenza anche accordandosi con le regioni vicine, e così fare in modo che la nostra mobilità passiva torni a essere fisiologica”.
Il consigliere regionale Francesco Taglieri ha definito quella recentemente approvata dall’amministrazione regionale una “rete ospedaliera tardiva, arrivata senza programmazione, bocciata più volte in questi anni. Non hanno avuto il coraggio di ascoltare i portatori di interesse, i sindacati, i medici, i direttori. La sensazione è quella di un compitino scritto dai tavoli romani, blindato e non emendabile. I numeri della sanità parlano chiaro. Ci siamo mascherati dietro la pandemia per un po’ di tempo ma in realtà proprio la pandemia ha permesso l’investimento di somme che potevano essere utilizzate meglio. Le liste di attesa sono raddoppiate, le prestazioni pubbliche sono diminuite. C’è incapacità di fare rete, con la gravità di avere totalmente dimenticato le aree interne. Il lavoro andava fatta al contrario, partire dalle esigenze per fare un buon atto di programmazione”.
Il collega Silvio Paolucci ha portato come esempio il caso del presidio di Lanciano, “dove dal 2018 le prestazioni sono scese da 9000 a 6000. Se vince il Luciano D’Amico il primo risultato deve essere mandare a casa il direttore della Asl Thomas Schael. Questa rete ospedaliera non è fatta per essere attuata, è di chiacchiere, non risponde vista la mobilità passiva al fabbisogno di salute degli abruzzesi, non è fatta per attrarre i migliori operatori e professionisti né per trattenere i migliori giovani professionisti. Non nasce dall’analisi delle esigenze ed è generalista. Dietro a queste mancate risposte c’è il dolore delle persone”.
Presenti anche diversi sindaci del territorio, tra cui quelli di Chieti Diego Ferrara e di Atessa Giulio Borrelli. L’ex deputato Camillo D’Alessandro ha ricordato: “E’ di poco tempo fa il giudizio di parifica della Corte dei Conti dove si contesta alla Regione Abruzzo di non avere utilizzato i fondi per l’edilizia sanitaria. Marsilio ha risposto di non avere la struttura amministrativa per farlo, è la risposta peggiore, oltre che sbagliata dal punto di vista tecnico. Descrive il modus operandi della sanità oggi in Abruzzo”.
Ufficio stampa Patto per l’Abruzzo