“C’è un evidente filo rosso che lega la grave crisi demografica abruzzese e la perdita di equità e coesione tra i nostri territori con l’abbandono, da parte della Regione, di politiche efficaci per le aree interne. L’Abruzzo ha perso cinque anni di tempo e il risultato non può che essere drammatico. La fotografia sulla nostra regione scattata dall’ISTAT è impietosa: in pochi anni la diminuzione della sola popolazione giovanile è del 15%”: lo dichiarano Daniele Marinelli, Giacomo Carnicelli, Ermanno Natalini e Pamela Roncone, rispettivamente segretario e responsabili coesione territoriale, aree interne e crisi demografica del Partito Democratico abruzzese.
Proseguono: “Naturalmente questo dato va letto con quello sullo spopolamento delle nostre aree interne, sempre in calo circa la popolazione residente. Una rotta difficile da invertire e una situazione aggravata, in Abruzzo, oltre che dalla crisi del 2008 e dalla pandemia Covid, anche dagli eventi sismici del 2009 e degli anni 2016-2017. A maggior ragione il nostro territorio avrebbe avuto bisogno di una strategia chiara e di una cabina di regia capace, per frenare un fenomeno così complesso, a partire dalla questione della classificazione delle Aree Interne. È stringente la necessità di una analisi congiunta di più parametri, geografici, economici, sociali, infrastrutturali, in modo da ‘raffinare’ ulteriormente la classificazione e programmare, di conseguenza, i fondi strutturali. Ciò che maggiormente spinge la popolazione ad abbandonare le aree interne è la carenza di servizi unita all’assenza di opportunità, prima fra tutte, di lavoro. I nostri Comuni montani sono costretti da anni a vere e proprie battaglie, spesso in solitaria, per ottenere uno sportello bancomat, per garantire la medicina territoriale di base, per mantenere dirigenze scolastiche, affermare l’importanza sui loro territori della banda larga, ribadire la necessità di nuove infrastrutture e collegamenti. L’unico atto, in 5 anni, della Giunta Marsilio è una legge contro lo spopolamento con incentivo sulla residenza nei Comuni delle aree interne. Una legge vuota, con scarse risorse, che non affronta il problema e non produce benefici, della quale sono note le degenerazioni. La tutela delle zone montane passa certamente attraverso il contrasto allo spopolamento, ma affrontandolo e intervenendo su: la difesa del suolo e l’assetto idrogeologico; la tutela e la valorizzazione del patrimonio forestale; la tutela dell’identità storica e culturale; il potenziamento dei servizi pubblici locali, dei servizi logistico-postali e dei servizi socio-sanitari; la promozione dell’associazionismo; la promozione delle attività artigianali e manifatturiere; il sostegno al sistema dell’impiantistica sportiva, con particolare riferimento al sistema neve; il sostegno al sistema turistico; il sostegno all’economia circolare; la qualità delle infrastrutture viarie; la qualità e la funzionalità delle infrastrutture immateriali; il sostegno alle attività agricole e zootecniche; l’articolazione di un quadro di fiscalità di vantaggio per l’insediamento imprenditoriale e residenziale. Tutto ciò necessita di una approfondita conoscenza del territorio, di una visione chiara e di capacità di programmazione. L’Abruzzo ha perso cinque anni”.