Capisco il desiderio, capisco le ragioni e capisco anche l’ambizione del Comitato civico Salute pubblica di Chieti di raccogliere firme per realizzare nell’Ospedale di Pescara un LEA di II Livello, cioè una struttura altamente specializzata per l’area metropolitana Chieti-Pescara. E mi viene da pensare che se fossi solo un rappresentante locale dell’area adriatica forse anch’io sosterrei questo obiettivo. Ma si dà il caso che – da consigliere regionale – io sia preoccupato del destino dell’intero sistema sanitario abruzzese e dunque debba avere a cuore le esigenze di cura e di assistenza di tutti i nostri concittadini: di coloro che vivono nell’area costiera, come di quelli che si trovano nel teramano e di quelli – soprattutto – che risiedono nei Comuni montani dell’entroterra, nei borghi delle Terre Alte, in quei paesini che distano un’ora e mezza dal più vicino presidio ospedaliero e per i quali una diagnosi, una terapia, un intervento d’urgenza fanno la differenza tra la vita e la morte. Per questo, la prima cosa da dire e fare (questo è il mio umile suggerimento a tutti) è pretendere dalla Giunta regionale non un atto di favore per l’area metropolitana Chieti-Pescara, ma una programmazione sanitaria equilibrata e coerente che assicuri a tutti sia i servizi essenziali, sia le strutture più qualificate e specialistiche. Non a caso la precedente amministrazione prevedeva due DEA di II Livello: uno nell’area metropolitana costiera e un altro che coinvolgeva gli ospedali dell’Aquila e Teramo. Invece questa Giunta regionale, ipocritamente, pensando di non scontentare nessuno non prevede un DEA di II Livello e così finisce per scontentare tutti. Se a questo aggiungiamo le risorse assegnate senza equità durante la pandemia, gli squilibri degli investimenti in edilizia ospedaliera (L’Aquila è l’unico ospedale discriminato che non verrà ricostruito o riqualificato), le carenze di personale che impoveriscono le prestazioni, l’accanimento contro i Nuclei di Cura Primarie che colpiscono l’assistenza territoriale di base, la crescente mobilità passiva che costringe le persone ad andare a curarsi fuori regioni impoverendo i bilanci delle ASL e, fra poco, quella disgrazia di Autonomia differenziata che sarà una mannaia per la sanità delle regioni meridionali… ecco con tutto questo c’è da pretendere una radicale svolta nella sanità abruzzese. Altro che un banchetto di raccolta firme…

Il consigliere regionale
Pierpaolo Pietrucci