“La riorganizzazione di alcuni settori dell’Ente, voluta in gran fretta da Marsilio e approdata oggi in Commissione per nostra richiesta, doveva essere un’opportunità da cogliere, in quanto offriva un confronto fra Giunta e sindacati che era mancato finora, ma ha manifestato tutte le sue criticità, perché da parte dell’esecutivo non sono arrivati l’ascolto e le risposte che i sindacati e i dipendenti dei settori interessati legittimamente si aspettavano. Un’incapacità a dialogare che poteva essere utile a ricomporre la situazione: a causa dei cambiamenti imposti dall’alto e senza confronto, il personale aveva dichiarato lo stato di agitazione, una mobilitazione che era stata sospesa in attesa dell’incontro di oggi e che aveva visto pure attivarsi la procedura di raffreddamento in Prefettura, anch’essa rallentata nella speranza che dalla Commissione uscisse una soluzione. Invece nulla: confermata la rottura, perché è stata confermata anche la visione passata con le delibere di Giunta n. 75, 76 e 77 del 16/02/ in aperta violazione delle leggi di riferimento e fra l’altro approvate e pubblicate senza il parere obbligatorio del Comitato Unico di Garanzia della Giunta regionale d’Abruzzo, oltre che senza concertazione e tempi giusti. La situazione è ora tanto grave che rischia di bloccare lavoro e servizi dei dipartimenti regionali interessati”, così il capogruppo e il consigliere Pd Silvio Paolucci e Antonio Blasioli alla fine della Commissione Capigruppo richiesta dai consiglieri l’indomani dell’approvazione della riorganizzazione con cui l’esecutivo promuove i cambiamenti contestati.
“Una posizione, quella adottata dalla maggioranza di centrodestra, sbagliata nella forma, perché palesemente in contrasto con della Legge regionale 77/99 e le norme contrattuali di riferimento – spiegano i due consiglieri – ma anche nel metodo, perché esprime un comportamento apertamente antisindacale, dimostrato dal totale e mancato coinvolgimento delle sigle sindacali e, infine, da bocciare nel merito, in quanto oltre a cannibalizzare i servizi senza le opportune misure e tempi necessari al passaggio da una competenza a un’altra, genera una confusione e una frammentazione delle attività che rischia seriamente di bloccare il lavoro della Direzione generale dell’Ente, delle Risorse umane, della Presidenza, dello Sviluppo economico e del Turismo e il Lavoro Sociale che sono i settori compresi dalla riorganizzazione, la terza in soli cinque anni, hanno sottolineato i sindacati, rimarcando la mancanza di una visione davvero strategica e di scopo. Il momento è delicatissimo e mantenere le chiusure fin qui manifestate dal centrodestra, in una procedura in cui anche la Prefettura viene chiamata a svolgere un ruolo di mediazione, è un altro aspetto gravissimo della situazione. Siamo con i lavoratori e con i sindacati, che chiedono uno stop delle delibere e un confronto costruttivo e inclusivo sulla riorganizzazione, per evitare che settori di somma importanza vengano paralizzati da un intento che è solo funzionale alla politica e alla conservazione e controllo del potere e nulla a che fare con l’efficienza della macchina amministrativa regionale, a cui al centrodestra poco importa. Se così non fosse, una riforma tanto importante non sarebbe arrivata a un anno dal voto, arriva ora, perché serve solo a chi governa, ma non tutela né i tanti lavoratori coinvolti ai quali va la nostra solidarietà, né l’Ente, né gli abruzzesi, per i quali la Regione lavora e produce servizi”.