“La guerra è stata da sempre l’attività specifica del maschio e il suo modello di comportamento virile” – scrive Carla Lonzi. “Per secoli – rinforza Virginia Woolf – le donne sono state gli specchi magici in cui si rifletteva la figura dell’uomo raddoppiata. Senza questa facoltà, la terra probabilmente sarebbe ancora palude e giungla”.
Negli ultimi anni nelle manifestazioni dell’8 marzo lo slogan Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo raccontava come le donne avessero preso coscienza con estrema consapevolezza dell’asservimento dei loro corpi e dei loro pensieri al benessere altrui – quel portato di cura che, ben lungi dall’essere costitutivo, è quanto di più culturale ci possa essere.
Per questo l’invito da fare e soprattutto da farci, all’indomani della Giornata Internazionale della donna è quello di impegnarsi a sostenere la rivoluzione di un sistema patriarcale «che ha distinto il corpo e la polis, la violenza contro le donne e le rivendicazioni sindacali, i residui di un dominio che passa attraverso le vicende più intime e lo sfruttamento economico», come ci ha suggerito Lea Melandri proprio ieri, in un suo post. Da un accostamento inedito, la sessualità e la politica, la vita intima e le istituzioni della sfera pubblica, non possono che uscire entrambe modificate.
Ecco perché, in un presente segnato dalle contraddizioni e dalla violenza, credo sia importante ribadire come il nemico vero sia il sistema patriarcale, il capitalismo, la retorica del più forzuto: il vero nemico è la guerra, la violenza, la volontà di sopraffazione, il predominio, la vendetta.
Penso oggi quindi alle donne, tutte. A partire da quelle, il cui racconto è rimasto occultato e inascoltato fino ai giorni nostri, che durante la WWII incontrarono le violenze sessuali perpetrate come arma di guerra, fino a quelle di noi che subiranno la guerra e la violenza, la mortificazione dei loro sogni, delle loro biografie, dei loro desideri. Penso a tutte le donne che vedono abbattersi sulla loro vita e sui loro corpi la violenza che è degli uomini, oggi possiamo dirlo senza sentirci disoneste o di parte.
Marielisa Serone D’Alò
Responsabile “Politiche per la parità e diritti” PD Abruzzo