Ormai da più di trent’anni la città attende di conoscere il destino dell’Area di Risulta.

Tra il 2014 e il 2019 si è creata una concreta possibilità di rigenerare finalmente un’area centrale per lo sviluppo futuro di Pescara, grazie alle risorse della giunta di centrosinistra presieduta da Luciano D’Alfonso nella Regione Abruzzo, pari a 12 milioni di euro, poi salite a circa 16 milioni, e all’attività di progettazione messa in campo dall’amministrazione comunale di Marco Alessandrini. Una procedura di contratto di concessione lavori frutto di un lungo lavoro che era riuscito a mettere assieme la bonifica delle aree, la necessità di parcheggi adeguata al tasso di occupazione di oggi dei circa 2000 posti auto, un grande parco centrale, un nuovo terminal degli autobus e il transito sotterraneo sotto la via Bassani-Pavone. Un progetto che in un secondo momento avrebbe previsto anche lo spazio nel cd. “campo” e nel parco urbano di elementi attrattivi capaci di far vivere l’area anche di notte, come richiesto dalle associazioni dei commercianti. Insomma, una visione moderna di città armonizzata in un piano urbanistico che potesse determinare anche l’appetibilità economica per i grandi imprenditori privati, in un appalto dell’importo complessivo di € 49 milioni a base di gara.

In questa conferenza stampa non entreremo più di tanto nell’annuncio della nuova sede della Regione. Diciamo che si scontra totalmente con la nostra idea di città policentrica, pur essendo fondamentale per Pescara raggruppare tutte le sedi sparse della Regione in un’unica sede, bella, dignitosa ed efficiente che aiuti al recupero della nostra periferia. Lo abbiamo sostenuto nel corso di questi tre anni in tanti atti. Per questo non scenderemo ulteriormente nel dettaglio facendoci attirare nella cortina fumogena che il vero sindaco di Pescara, Lorenzo Sospiri, ha voluto innescare per coprire il fallimento della Giunta Masci.

Dal 2018 il centrodestra di Masci, allora all’opposizione, prima ostacolava con migliaia di emendamenti il primo passaggio di variante in Consiglio comunale, dopo che addirittura un consigliere regionale in carica aveva dichiarato come “politico” il parere favorevole della Commissione VIA nel 2017 e poi con 5000 osservazioni faceva in modo che la conclusione dell’iter consiliare fosse rinviato alla nuova amministrazione. Nel frattempo, dichiarava la più profonda contrarietà al progetto durante la campagna elettorale del 2019.

Nel 2019, il centrodestra, diventato maggioranza, dimenticava di aver ostacolato l’appalto dei lavori in concessione dell’area di risulta e approvava definitivamente la variante urbanistica, segnando però, con le sue modifiche progettuali “creative”, il fallimento dell’intervento.

Abbiamo voluto attendere la scadenza, fissata per il 15 febbraio 2022 alle ore 13:00 del bando, già prorogato una volta, e oggi prendiamo atto dell’assenza di offerte per la realizzazione e gestione del progetto dell’Area di Risulta, per affermare le responsabilità di questo fallimento che è in primis quello del Sindaco e della Giunta Comunale, che si trascinano purtroppo con loro anche quello di una Città che aveva sperato in una trasformazione degna di una città europea nella sua parte centrale, con la bonifica dell’intera area e la realizzazione di un parco di oltre 6 ettari.

Oltre all’atteggiamento illogico e incoerente di cui abbiamo detto, mettiamo in evidenza alcuni aspetti.

Nelle modifiche apportate al progetto, prima formulate come indirizzo consiliare nel corso del secondo passaggio in Consiglio Comunale del 30 luglio 2020 e poi dettagliate con la Delibera di Giunta Comunale 285 del 31 maggio 2021, il centrodestra è riuscito nel miracolo di appesantire economicamente un progetto, nonostante l’aumento dei fondi pubblici, passato dai 12 milioni iniziali ai 16 attuali, sottraendo 4 milioni di euro destinati al Museo del Mare, a cui vanno aggiunti gli altri 4 concessi dalla Fondazione Pescarabruzzo per la realizzazione del verde.

Come si è arrivati dunque a spendere 24 milioni di euro solo per le realizzazioni? Cosa si faceva in più rispetto al vecchio progetto? L’incremento del finanziamento, che secondo il centrodestra doveva servire a fare più parcheggi o a diminuire la durata della gestione dei parcheggi, è stato utilizzato per questo?

Effettivamente no, visto che la concessione della gestione dei parcheggi si abbassava solo di due anni – da 20 a 18. Purtroppo dobbiamo constatare come sia stata la megalomania del Sindaco e la presenza dei degni colleghi del “Fuffas” inventato da Maurizio Crozza, ad aver ingigantito le realizzazioni, scoraggiando eventuali imprese interessate, e a far fallire il bando di gara.

I vincoli e le raccomandazioni progettuali imposte dal Comune hanno fatto lievitare i costi, ad esempio per il Silos Nord, cresciuto di 4 milioni di euro, su cui è stato posto l’obbligo della realizzazione di una pista da sci e snowboard su un manto sintetico, con annesso impianto di risalita e di indicazioni costruttive: “La discesa deve avere una pendenza tra il 12 e il 18% e avere una lunghezza minima di 180 m. (preferibile 200). La larghezza della pista dovrà essere di almeno 20 m. utili (al netto di percorsi laterali di risalita o camminamenti). Consigliati 30 m. per attrezzarla per la fruizione ottimale degli snowboard”. Idee bizzarre e vincoli talmente puntuali e di dettaglio da scoraggiare qualsiasi investitore.

Stessi aumenti per gli edifici della parte Sud, il cui abbellimento fa lievitare i costi di 5 milioni di euro, grazie a “terrazze abitabili attrezzate con altrettante ampie fioriere, in modo da escludere, agli utenti, la vista del retrostante silos a parcheggio” per l’edificio residenziale, e ad altri interventi in questo caso suggeriti, ma di fatto imposti, con tanto di immagini esplicative “architettonicamente vincolanti solo dal punto di vista tipologico”, come se fosse poco.

Tra l’altro, a fronte di queste spese, è stata abbassata la remuneratività prevista per gli investitori, che avrebbero quindi dovuto assumersi rischi economici che non sarebbero valsi l’investimento. Basta citare come nel caso del 2020 si prevedesse un tasso di remunerazione della liquidità pari allo 0,25%, sceso nel 2021 allo 0,10%. Il Piano economico finanziario determina la crescita delle spese generali da 52 a 56 milioni.

In tutto questo era sparita, se non come idea futuribile, una struttura culturale, polivalente e capace di rendere attrattiva l’area, richiesta venuta dalle associazioni di categoria e sposata dal centrosinistra.

Si intuisce come, aver rimodulato un piano economico preciso, abbia generato questa situazione, scoraggiando gli investitori privati e facendo perdere ulteriore tempo oltre a quello che già il centrodestra fece perdere inutilmente in aula.

In tutta questa vicenda abbiamo voluto centrare l’attenzione sulle gravi responsabilità avute da Masci su questo iter.

–          Gravi perché hanno comportato una perdita di tempo che la città non può permettersi.

–          Gravi perché la provvista finanziaria pubblica, cresciuta da 12 Mln a 16 Mln. di fondi Masterplan del centrosinistra, a cui vanno aggiunti i 4 Mln. di €. della Fondazione Pescarabruzzo, tra qualche anno non avranno lo stesso potere di acquisto che hanno ora.

–          Gravi perché la procedura si intende conclusa e qualsiasi progettualità differente (ivi compresa la sede unica della Regione) comporterà un nuovo pronunciamento del Comitato VIA, una nuova VAS e la procedura d variante con due passaggi in Consiglio Comunale, con il trascorrere di anni. Il che significa che anche in questa consiliatura non si vedrà nulla.

–          Gravi perché questi fondi (circa 16 Mln. di €) da convenzione sottoscritta con la Regione Abruzzo, sono concessi fino al 31 dicembre 2023 e non è assolutamente certo che il Comune riuscirà a contrarre le obbligazioni giuridicamente vincolanti entro la data prescritta dalla Regione sulla Convenzione con il Comune di Pescara, salvo proroghe da verificare se effettivamente concedibili.

–          Gravi perché le idee bizzarre e rispondenti alla logica di fare più parcheggi (300 in più) e 100 box auto in più, senza tenere in considerazione l’aumento dei costi e il rischio maggiore dei ricavi non certi, oltre alla pista da sci/snowboard, hanno minato TIR e VAN, che sono gli indici fondamentali di bancabilità che hanno reso meno appetibile per il mercato il contratto di concessione lavori.

E’ evidente il fallimento del progetto più importante, prima osteggiato, poi sposato e dettagliato e infine miseramente svuotato di appetibilità e ciò impone le dimissioni di questa giunta comunale, rea di aver fermato lo sviluppo di Pescara. Dinanzi a noi abbiamo i fondi del PNRR, ma anche la consapevolezza che, se s’intende realizzare il progetto con fondi interamente pubblici, servono tra i 30 e i 35 mln. di euro.  E’ una sfida che chiama a raccolta le migliori energie politiche della città, non certo chi, vagheggiando una pista da sci, ci ha fatto scivolare tutti in un baratro di inconcludenza.

Piero Giampietro – Capogruppo Pd Comune di Pescara:

Il centrodestra ha sbagliato un rigore a porta vuota, facendo fallire trent’anni di programmazione che potevano arrivare finalmente a compimento con la realizzazione di un grande parco centrale. Invece, dopo aver cambiato idea dieci volte negli ultimi anni, passando dalle accuse di cementificazione all’approvazione del progetto del centrosinistra, lo hanno appesantito con scelte creative folli, come la pista da sci, che hanno bruciato ogni intento di partecipazione al bando. E oggi, dopo aver annunciato la sede della Regione nell’ex Cofa appena pochi mesi fa, fanno lo stesso con l’area di risulta. Siamo sempre più preoccupati per l’approssimazione con cui il centrodestra sta programmando il futuro della nostra città.

 

Marco Presutti – Consigliere Pd Comune di Pescara:

Una città ostaggio delle illustrazioni oniriche di un fantasmagorico leporello squadernato dal Sindaco ogni volta che mette mano a un progetto di trasformazione urbana: così si spiegano la pista da sci in stile Dubai nell’area di risulta, il lungofiume californiano con le file di palme “uoscintòn”, la duna lungo la riviera sud, il boulevard autostradale a quattro corsie in viale Marconi. Un immaginario velleitario che non tiene conto dei bisogni dei cittadini e della sostenibilità economica e finanziaria dei progetti. è così che naufraga miseramente il progetto dell’area di risulta, prima osteggiato negli anni dell’opposizione alla giunta alessandrini, e ora sabotato dall’interno, pretendendo di realizzare opere incongrue e tali da scoraggiare chiunque abbia letto il bando di gara.

 

Francesco Pagnanelli – Consigliere Pd Comune di Pescara:

Assistiamo all’ennesimo dietrofront da parte del sindaco Masci, che sul progetto dell’Area di Risulta, da capogruppo di opposizione dichiarava che il centro di Pescara non poteva essere preda di operazioni speculative a danno dei cittadini e che il verde e i parcheggi non potevano essere scambiati con palazzi e negozi. Oggi avalla senza battere ciglio il progetto di realizzare la nuova sede unica della Regione Abruzzo nello spazio di 9 mila metri quadrati nell’area di risulta di Pescara,  una decisione che comporterà un enorme intervento di cementificazione ai danni del verde, della riduzione del consumo del suolo, delle azioni di riqualificazione, valorizzazione e rigenerazione di una zona centrale e fondamentale di Pescara che l’amministrazione di centrosinistra aveva pianificato.

 I Consiglieri Regionali


Antonio Blasioli
Silvio Paolucci

 

I Consiglieri Comunali


Piero Giampietro
Stefania Catalano
Francesco Pagnanelli
Marco Presutti
Giovanni Di Iacovo
Marinella Sclocco
Mirko Frattarelli