L’imminenza dell’avvio dell’anno scolastico 2021-2022, che sia in presenza e in sicurezza, pone la necessità di attivare qualsiasi azione che possa evitare una nuova diffusione del virus e delle sue eventuali varianti compromettendo la ripartenza e lo svolgimento delle lezioni per l’intero anno scolastico.
Sappiamo che vi è un tavolo di monitoraggio e coordinamento interministeriale affinché si possano dare risposte alle varie situazioni critiche che emergono dai diversi campi coinvolti nella gestione dell’anno scolastico.
Inoltre, il Commissario straordinario Figliuolo ha fortemente sollecitato campagne per sensibilizzare quegli insegnanti non ancora vaccinati e, attualmente, il personale scolastico in Abruzzo ha dato una risposta positiva anche in termini di immunizzazione tramite il vaccino.
Ma questo non basta soprattutto se la risposta delle Regioni risulta poi essere insufficiente rispetto a quanto predisposto a livello centrale; sarebbe infatti importante riflettere sulle criticità che, a livello locale, sono state riscontrate lo scorso anno per comprendere come organizzare uno scenario che da svariati punti di vista risulta molto differente e non privo di problematiche.
Se, infatti, è vero che quanto a contagi si registra un aumento, non si può considerare questo dato in senso assoluto poiché il termine di paragone, più che il numero dei positivi, tiene conto del tasso di ospedalizzazione di questi ultimi.
Si è molto parlato di ritardi rispetto ai protocolli di riapertura ma, è bene ricordare, che già nel decreto sostegni le indicazioni lasciavano comprendere che non ci sarebbero state sostanziali modifiche rispetto allo scorso anno.
Di conseguenza è auspicabile che a livello regionale e provinciale ci sia stato l’impegno nel coordinamento dei tavoli prefettizi che gestiscono il trasporto pubblico locale regionale, oltre alla gestione del piano orario delle città, al fine di scongiurare assembramenti sui mezzi. Lo stesso per la gestione degli spazi, secondo quanto indicato dai protocolli di sicurezza, la predisposizione di dispositivi o impianti di areazione per il ricambio d’aria purificata.
Inoltre l’esperienza evidenzia l’importanza del tracciamento “efficace”, cioè sistematico e costante, del personale scolastico e degli alunni, ma anche della popolazione in generale, utilizzando anche i test salivari.
Negli ultimi tempi, poi, il personale scolastico, come se ce ne fosse ancora bisogno, è stato coinvolto nella polemica sul vaccino che, per certi aspetti, è stata utile a movimentare il ferragosto che, si sa, è sempre un po’ avaro di notizie, ma che pone un’importante riflessione: giustamente il governo ha puntato sulla vaccinazione come principale strategia per garantire il diritto allo studio minato dalla pandemia; ma tale strategia necessita della responsabilità individuale degli operatori della scuola che, per il ruolo ricoperto e preparazione culturale, dovranno avere un atteggiamento unito e unitario evitando di cadere nella trappola dei pregiudizi ideologici e delle false informazioni.
E’ vero che vi sono problematiche altrettanto importanti e già esistenti, denunciate prima della pandemia, ma la loro soluzione non sostituisce per nulla la vaccinazione come strumento utile per tornare a scuola in presenza.
L’emergenza di questi ultimi anni ha evidenziato carenze ataviche e di natura strutturale che certamente non avrebbero potuto risolversi in così poco tempo ma, a livello centrale, vi è una prospettiva di investimenti, da declinare con competenza nei territori, che se da un lato genera un giusto ottimismo, dall’altro pone le istituzioni e tutti gli attori della scuola di fronte ad una grande responsabilità che è individuale e collettiva allo stesso tempo.
Sarà infatti importante che ci sia una sorta di “conferenza” della scuola, a carattere permanente che coinvolga il governo, le istituzioni territoriali, le regioni e le province in particolare, le parti sociali, la classe docente e non, pedagogisti, psicologici, architetti affinché le carenze della scuola possano essere risolte una volta per tutte in una sorta di “reset” che consenta di progettare guardando al futuro senza il freno delle emergenze.
Perché il problema delle classi pollaio, ad esempio, non sia una mera questione di numeri ed operazioni matematiche, anche semplici e banali, quanto piuttosto lo stimolo a dare vita ad una rivoluzione: come si può immaginare di intervenire sulla scuola solo a livello strutturale se non esiste un’idea chiara del profilo studente e del profilo docente a cui la scuola italiana deve tendere?
La cifra dell’agire politico deve essere, quindi, il primato della prossimità e dell’attenzione agli amministratori locali, laddove vi siano azioni di condivisione e socializzazione dell’operato, ma anche la capacità di vigilare su chi amministra affinché le straordinarie prospettive future siano gestite con competenza e progettualità dando vita ad una vera e propria riforma del sistema scolastico che non ceda alla tentazione dei provvedimenti tampone.
Annalisa Libbi
Responsabile Istruzione PD Abruzzo