Verrebbe quasi da ringraziarli quei fascisti del terzo millennio che – provocatoriamente – hanno imbrattato la targa viaria intitolata a Renato Berardinucci, eroe martire della resistenza contro il nazifascismo.
Verrebbe quasi da ringraziarli perché oggi, a Pescara e non solo, in tanti – specie giovani e giovanissimi, grazie ai social network – si sono chiesti chi fosse quel tal Renato Berardinucci, che come tanti protagonisti della toponomastica cittadina sembrava condannato all’oblio dei navigatori stradali.
E scoprono che Renato Berardinucci, giovane 23enne originario – da parte di madre – di Picciano, studente del Liceo Classico a Pescara dopo il suo rientro in patria dagli USA, dove era nato, avvenuto qualche mese prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, era stato tra i primissimi ad entrare nella resistenza abruzzese, comandante di una banda partigiana ed in prima linea nell’assistenza ai prigionieri alleati che fuggivano dai campi di prigionia presenti nella nostra regione; arrestato dai tedeschi e condannato a morte “non si dava per vinto, ma con un gesto di sublime follia, si scagliava armato soltanto della volontà e della fede contro il plotone di esecuzione”.
Un eroe, insomma, non una targhetta attaccata male su un cartello stradale.
Non ringrazieremo nessuno, anzi, ma cogliamo l’occasione per chiedere al Sindaco di Pescara un forte impegno a costruire una “mappa della memoria” della resistenza cittadina e dei resistenti pescaresi: dai martiri di Colle Pineta ad Aristodemo Maniera, marittimo di Castellammare Adriatico, capitano delle Brigate Garibaldi italiane in Spagna nella guerra contro il franchismo, tra gli organizzatori della guerra di Liberazione nelle Marche e padre costituente.
Nicola Maiale, segretario provinciale PD Pescara
Michele Fina, segretario regionale PD Abruzzo