Sono trascorsi appena tre mesi dagli incendi che all’Aquila hanno distrutto centinaia di ettari di bosco e tenuto in apprensione per settimane la nostra comunità. Partì tutto da un primo focolaio ad Arischia, a cui seguì dopo qualche giorno, prima quello di Monte Pettino e poi altri ancora nei giorni successivi, fino a generare quasi un unico fronte di fuoco. A contrastarne l’avanzata che minacciava la città decine di mezzi canadair, centinaia di uomini addetti alle operazioni di spegnimento e altrettanti volontari autorganizzatisi, impegnati tutti encomiabilmente sul fronte del fuoco in un’operazione impari. Dopo interminabili giorni a risolvere tutto fu la pioggia, che ridusse la portata dell’incendio al punto da renderlo gestibile e consentire alle forze in campo di spegnerlo.
Ecco, se ripenso a quei tragici momenti e guardo a quanto sta succedendo oggi con l’avanzata del contagio da covid-19 sul nostro territorio, penso che, nonostante gli incredibili sforzi che gli operatori sanitari stanno facendo da settimane, solo un evento ormai può venirci in aiuto, ed è metaforicamente la pioggia. Dobbiamo rallentare o addirittura fermarci, il tempo necessario a ridurre il fronte da contrastare e consentire alle varie articolazioni del sistema sanitario locale di riorganizzarsi per gestire con meno affanno la coda dei contagi di questa seconda ondata che, non siamo stati in grado di arginare sul nascere e che adesso avanza più velocemente e forte di qualsiasi tentativo di arrestarla. Stiamo ormai inseguendo il virus con prospettive pericolosissime per la salute dei cittadini e per il tessuto economico.
Se vogliamo evitare la pioggia dunque, se non vogliamo tornare ad un lockdown generalizzato, che pure in molti invocano, dobbiamo valutare almeno l’opportunità di temporali localizzati, sulle scuole, sugli uffici, sugli spostamenti, su ogni occasione di assembramento, e farlo senza barriere ideologiche ma solo attraverso una valutazione oggettiva sull’evoluzione del contagio in rapporto alle risorse umane e materiali di cui disponiamo per contrastarla. Tutte le richieste formulate nel corso dell’ultimo consiglio comunale, seppur indispensabili, rischiano altrimenti di essere tardive e dunque inefficaci. Il Sindaco riunisca subito, insieme ai vertici della ASL, tutte le figure sanitarie impiegate in prima linea e attraverso il loro polso della situazione valuti l’opportunità di prendere delle decisioni, anche attraverso l’ausilio della Regione, o diversamente di comunicare alla città il reale stato delle cose attraverso tutti i dati e le informazioni di cui dispone. I dirigenti nel frattempo siano organici al fronte, visitino i reparti COVID, stringano virtualmente la mano a OSS, infermieri, medici, addetti ai servizi ausiliari, per rendersi conto, dalla realtà, oltre che dalle carte, dell’evolversi della situazione.
I tempi dei giochi del contrario dei livelli locali con il Governo sono finiti. È invece il tempo per gli amministratori di iniziare ad assumere decisioni o almeno comunicare alla città, che ha bisogno di sapere, se ce la facciamo con i canadair o abbiamo bisogno della pioggia, se L’Aquila è una città a medio rischio o se invece c’è bisogno di misure straordinarie.
Il capogruppo del PD in Consiglio comunale – Stefano Palumbo