Conferenza stampa congiunta a Montesilvano sullo stato attuale e sulla bonifica della discarica di Villa Carmine, ricompresa nel Sito di interesse regionale del Saline e dell’Alento. Il consigliere regionale PD Antonio Blasioli che ha più volte trattato l’argomento e i consiglieri comunali del gruppo Pd di Montesilvano, hanno fatto il punto sulla preoccupante situazione.
“La prima conferenza è stata il 6 marzo 2020 con i gruppi consiliari del Pd di Regione e dei Comuni di Montesilvano e di Città Sant’Angelo e mise in evidenza alcuni ritardi e preoccupazioni sulla discarica di Villa Carmine situata a pochi metri dal mare sul fiume Saline e sul territorio dei due Comuni – così Blasioli e i consiglieri – Oggi accendiamo un allarme rosso che riguarda: la sospensione del finanziamento; il perdurante inquinamento del fiume e del mare e la mancanza di Misure di messa in sicurezza di emergenza (barrieramento idraulico); il pericolo di crollo dell’accumulo dei rifiuti e l’inquinamento da biogas; la possibile scelta di sistemi di bonifica definitiva al ribasso per la carenza di fondi necessari; la mancanza di partecipazione pubblica alla fase di scelta del modello definitivo di bonifica. A fronte di tutto questo chiediamo alla Regione Abruzzo di mettere immediatamente a disposizione le somme necessarie per la messa in sicurezza di emergenza, di porre fine al perdurare dell’inquinamento della falda, del fiume e del mare e al rischio che la collina di rifiuti crolli, ripristinando i finanziamenti sospesi e aggiungendo poste perché si arrivi alle cifre che consentano la bonifica”.
I finanziamenti sospesi. Tra i fondi Masterplan che con la delibera di giunta regionale n. 416 del 15/07/2020 sono stati sospesi, ci sono anche 9,3 milioni dei 10 stanziati per la bonifica del Sir Saline Alento e della ex conceria Cap di Chieti scalo. “Abbiamo avuto modo di dire come la Regione Abruzzo non fosse obbligata ad utilizzare quei fondi, ma qui vogliamo mettere in evidenza come la scelta di includere tra quelle voci proprio la bonifica di Villa Carmine di Montesilvano, sia sprezzante dello stato di salute del Saline, dell’inquinamento presente e dei pericoli evidenziati dagli stessi uffici della Regione e in particolare da Arta e riconosciuti dal Servizio gestione rifiuti regionale – rimarcano Blasioli e i consiglieri – Non sulla temporaneità della sospensione del finanziamento, ma molto c’è da dire sulla scelta della Regione di riuscirci adesso, pur sapendo bene che Villa Carmine continua a inquinare la falda, il terreno, il fiume e il mare e che si tratta di un inquinamento costante, in un sito dove non sono state integrate le misure di MISE (messa in sicurezza di emergenza del sito) e dove c’è un pericolo di un crollo di una collina che oggi ospita tra i 250.000 e 300.000 metri cubi di rifiuti e sul destino della quale non si è ancora tenuta la conferenza di servizi per decidere quale fra le tre tipologie di bonifica individuate operare, pur sapendo che in ogni caso non troverà capienza nella somma di 10 milioni di euro prevista. Chiediamo che Arap segua pedissequamente le indicazioni di Arta, commissionando un ulteriore approfondimento per la valutazione complessiva. Ma soprattutto chiediamo una responsabilizzazione che si ottiene con una maggiore trasparenza: del Comune di Montesilvano che fino ad oggi è rimasto silente, dei cittadini e associazioni e che tutti assieme si richieda alla regione Abruzzo il ripristino immediato dello stanziamento iniziale e l’aumento di risorse per arrivare alla definitiva delocalizzazione dei rifiuti dal sito di Villa Carmine di Montesilvano”.
Il giallo della conferenza di servizi. Il precedente Governo di centrosinistra ha investito 10 milioni del Masterplan per intervenire complessivamente sui due Siti di interesse regionale: Saline Alento e Chieti Scalo (ex conceria Cap). Con determina n. 30 del 29 dicembre 2019 Arap ha affidato ai professori Piero Sirini e Caira lo studio del modello concettuale del sito di Villa Carmine e il successivo studio di fattibilità sulla base del piano di caratterizzazione eseguito, con la finalità di studiare ipotesi da sottoporre agli enti locali per la bonifica. Il 22 aprile 2020 i due incaricati hanno rimesso ad Arap e SGR il risultato delle indagini di caratterizzazione, lo studio di fattibilità tecnico economico e un modello concettuale definitivo. “Il Servizio gestione rifiuti ha dapprima convocato la conferenza di servizi, ma poi ha deciso di tenere un tavolo tecnico preliminare il 28 luglio 2020, sulla base delle osservazioni avanzate da Arta allo studio di Sirini, che elevano grosse contestazioni sul documento e per ora non è stata fissata la conferenza di servizi – rimarcano – Oggi chiediamo chiarezza, perché crediamo che la conferenza di servizi non debba essere fatta a ribasso e che occorra una grande partecipazione della cittadinanza per scegliere il migliore fra i tre modelli di bonifica prospettati nelle indicazioni dei tecnici, ma soprattutto per far fronte comune nei confronti della Regione che invece di incrementare i fondi stando a quel che si legge nel verbale del tavolo tecnico del 28 luglio 2020, ha sospeso il finanziamento già stanziato, di fatto non rendendo possibile neanche le misure di messa in sicurezza di emergenza.
Vicende su cui registriamo una sostanziale inerzia del Comune di Montesilvano che ad oggi, ricevuta la documentazione, non ha preso posizione, limitandosi con la nota del Dirigente Marco Scorrano del 23 luglio scorso, a chiedere l’integrazione dei soggetti che dovrebbero partecipare alla conferenza e un tempo congruo perché essa sia tenuta in modalità sincrona”.
Le 3 ipotesi di bonifica. Sono tre le ipotesi da analizzare, queste prevedono: 1) delocalizzazione della discarica, intesa come riapertura del telo, rimozione e smaltimento dei rifiuti sottostanti. E’ l’unica vera bonifica, che comporta rischio nullo per Montesilvano e il cui costo è di 30.390.000 di euro. 2) Landfill Mining, realizzazione di un impianto di trattamento permanente in aree circostanti a Villa Carmine, ove trattare i rifiuti presenti in discarica, nella considerazione che parte del materiale sia valorizzabile, circa 15 milioni i costi, oltre ad altri 7 l’anno per la gestione. 3) Macro incapsulamento dei rifiuti in un sarcofago con paratie in betonite, con riprofilatura dei versanti esistenti e sistemazione dei rifiuti eccedenti in area adiacente, costo 12.697.000 euro. “Peccato che siano note a uno sparuto numero di consiglieri comunali che ha avuto modo di acquisire le carte e studiarle – denunciano – perché si rischia la scelta di un sistema di bonifica che non sarà definitivo per il Saline e non permetterà il riutilizzo di un’area comunale di 11.000 mq, a cui si aggiungono 5000 mq di area demaniale (la fascia fluviale), dopo l’utilizzo a discarica non autorizzata che ne si è fatta fino ad oggi. Noi crediamo invece che vada favorita la partecipazione e che soprattutto vada richiesto un impegno ulteriore della Regione, se è vero che per ciascuno dei tre modelli le somme stanziate non sarebbero sufficienti”.
L’inquinamento mai cessato e i rischi per l’ambiente. Nel proprio parere l’Arta, (prot. 30039/2020) scrive: “Con riferimento alle proposte contenute nel progetto per la fattibilità tecnica ed economica per la messa in sicurezza si rileva che molte delle considerazioni illustrate nel documento non trovano supporto analitico o di indagine. Le ipotesi in questione sono state effettuate senza approfondite conoscenze della composizione dei rifiuti, del percolato e del biogas, e senza tener conto degli impianti di trattamento già presenti in Abruzzo o comunque facilmente raggiungibili tramite il vicino casello autostradale. Considerato che l’area in esame è in adiacenza al corso del fiume Saline, che in periodo di piena potrebbe ulteriormente erodere il bordo di terrazzo (peraltro interessato a più riprese da interventi antierosione) e che vengono espressi dubbi sulla stabilità dei rifiuti, visto anche che le sacche di gas sottotelo documentate potrebbero dar luogo a incendi (ipotesi da verificare tramite i monitoraggi delle emissioni diffuse non ancora eseguiti) si evidenzia che la migliore ipotesi progettuale per la messa in sicurezza del sito sembra essere quella della delocalizzazione della discarica, con rimozione dei rifiuti e avvio ad impianti di trattamento e recupero dei rifiuti già presenti in zona (senza alcuna necessità di realizzarne di nuovi in sito), atteso che i rifiuti indifferenziati non possono essere immessi in discarica senza preventivo trattamento”.
Quindi, mentre la Regione toglie “temporaneamente” i fondi per la bonifica, l’Arta continua a ribadire il perdurare dell’inquinamento, che invece richiederebbe misure di messa in sicurezza di emergenza. “La discarica non è da considerarsi dotata di presidi ambientali in quanto dalle aree di invaso (anche quella interessata dalla presenza di un telo di fondo) sono documentate fuoriuscite di percolato sia attraverso osservazioni dirette effettuate dal personale tecnico dello scrivente Distretto (2016 e 2019) sia attraverso evidenze indirette (indagini geofisiche) e dalle analisi chimiche delle acque sotterranee – scrive Arta nel parere inviato alla Commissione tecnica – I rifiuti inoltre non risultano mineralizzati nonostante il tempo intercorso dalla chiusura in quanto producono ancora biogas (documentato dai rigonfiamenti del telo) e percolato (rinvenuto nelle acque sotterranee e nel fiume Saline); La discarica continua pertanto a costituire una fonte di contaminazione attiva per le matrici ambientali circostanti; ne sono prova le contaminazioni a carico delle acque sotterranee rilevate dal laboratorio Laserlab e dal laboratorio ARTA di Pescara in relazione ai campioni acquisiti per il contraddittorio”
Stessa cosa dicasi per il pericolo del biogas, che inizialmente lo studio non aveva preso in considerazione, pericoloso per l’aria e per gli incendi e per il pericolo di crolli dei rifiuti. Nel punto più alto parliamo di un accumulo di rifiuti di 27 metri di altezza e con angoli di “abbancamento” pronunciati, che vanno oltre i limiti previsti dalla normativa vigente.
La situazione oggi. A distanza di mesi ci troviamo di fronte ad una situazione in cui:
1) La Regione Abruzzo ha sospeso 9,3 milioni di finanziamento previsti per il Sir Saline Alento e la ex conceria Cap dei 10 stanziati col Masterplan;
2) Si tratta di una discarica in cui la stazione appaltante Arap non ha ancora prodotto una documentazione con un “reale supporto analitico e di indagine”;
3) Le fonti di inquinamento sono ancora attive, non solo nella falda, ma anche con vedute a giorno di percolato riscontrate in alcuni sopralluoghi di Arta sul posto, senza che nessuno stia pensando ad adottare misure di messa in sicurezza di emergenza per fermarlo;
4) La collina di rifiuti potrebbe crollare se non adeguatamente riprofilata. L’Arta ci segnala “pericoli per la stabilità del corpo dei rifiuti e documentate fughe di biogas, visibili in rigonfiamenti presenti sul telo di copertura in relazione alla cui presenza si ritiene necessario coinvolgere per competenza anche il corpo dei vigili del fuoco” (pag. 7 parere)
5) Sono 3 le ipotesi di bonifica definitiva, per le quali è richiesta una somma superiore a quella stanziata per le tre situazioni: Saline. Alento e conceria Cap di Chieti Scalo e per cui la Regione Abruzzo non sta muovendo un solo passo per trovare ulteriori fondi.