Il coronavirus ha colpito nel vivo un modello sanitario, quello lombardo, che è stato sempre vantato come simbolo di eccellenza. Si tratta di un’esperienza da cui trarre insegnamenti utili per non ripetere gli errori, e anche per impostare percorsi di riforma: un discorso che vale per tutto il Paese e tutte le regioni, compresa l’Abruzzo.
Il segretario del Partito Democratico abruzzese Michele Fina ha incentrato il quattordicesimo appuntamento domenicale in diretta Facebook di “Un libro, il dialogo, la politica” sul testo scritto dal consigliere regionale lombardo, e membro della segreteria nazionale del Pd, Pietro Bussolati. Il libro è “Giù la maschera. Perché la Lombardia è stata messa in ginocchio dal Coronavirus” (Laurana Editore); assieme a Fina e Bussolati è intervenuto Silvio Paolucci, capogruppo del Pd nel Consiglio regionale abruzzese, già assessore regionale alla Sanità. Il ricavato dalle vendite del libro scritto da Bussolati andrà in beneficienza al Mutuo soccorso di Milano.
Fina ha detto che “la mitizzazione di quel modello non ci ha consentito di capire fino in fondo l’inizio di un problema di cui siamo stati tutti vittime. Si sono sommati un problema strutturale e l’incapacità di gestire l’emergenza”. Bussolati ritiene che “capire è interessante per tutti, visto che il modello lombardo è stato raccontato per lungo tempo come da esportare. Il coronavirus ha messo in evidenza criticità che sono state costruite in vent’anni”. Bussolati le ha messe in fila: la progressiva ospedalizzazione delle sanità, che ha portato a concentrare risorse su aspetti di grande valore aggiunto (come la cardiochirurgie) a discapito delle strutture territoriali, i medici di base e i poliambulatori. Un approccio che è stato in qualche modo replicato anche nella reazione al virus, come si è ben visto nella realizzazione del megaospedale alla Fiera di Milano. Ma, ha spiegato il consigliere regionale lombardo, “quello che occorreva era la diagnostica e la continuità assistenziale, la sanità territoriale. In Lombardia ci si è concentrati sulle ‘acuzie’ ma non sul bisogno di salute: questo ha portato anche al gran numero di morti nelle Rsa”.
Paolucci ha sottolineato: “In questi anni i sistemi sanitari sono stati messi in competizione, e in Lombardia questo è valso anche da un punto di vista interno, c’è stata una competizione tra pubblico e privato. Il modello di fondo è stato quello dell’ospedalizzazione: quando c’è un problema, scatta il ricovero. Ma per il contagio da coronavirus gli ospedali sono stati dei veicoli”. Bussolati ha rincarato: “Non è il privato che ci spaventa, ma quando viene messo in competizione con le strutture pubbliche: il risultato è che ci si concentra su alcuni aspetti che non necessariamente sono importanti per la salute. Ancora oggi in Lombardia si fanno pochi tamponi, e l’ospedale della Fiera continua a essere il riferimento, per la realizzazione vi sono investiti quasi 30 milioni: ha senso concentrare le terapie intensive in un solo luogo, dove è più difficile reperire altri specialisti, e quando si sa che le ambulanze per trasportare i malati gravi hanno poche ore di ossigeno di autonomia?”.
La sanità è la principale voce di spesa per le Regioni. Fina nota che “Fontana in Lombardia come Marsilio in Abruzzo sono diventati presidenti in virtù di una forza che riguardava più i loro partiti che loro stessi, Marsilio utilizza il suo ruolo per attaccare il governo, fare propaganda politica. Può funzionare un regionalismo di questa specie?”. Paolucci ha messo in luce le contraddizioni e i guasti del sistema: “Non ha funzionato il sottofinanziamento del fondo sanitario, attraverso la scelta di destinare altrove le risorse si è allargata la forchetta delle disparità”.
Affrontato anche il tema della possibile riorganizzazione dei poteri dello Stato. Per Fina “si può rimettere mano al titolo V, si possono coniugare la tutela delle autonomie e la riorganizzazione dei poteri”, mentre Bussolati propone di “riavvicinare i confini istituzionali alle funzioni”. In chiusura approfondimento sull’opportunità costituita dalle risorse che arriveranno dagli strumenti che sta mettendo in campo l’Unione europea. Il segretario del Pd Abruzzo propone un approccio che contrapponga la salute – intesa nell’ampio senso della sostenibilità, della qualità della vita, dell’ecologia – alla sicurezza sbandierata da Salvini.
E’ possibile rivedere il dialogo sulla pagina Facebook di Michele Fina.